Con una preistoria densa di fascino e una storia costellata di dominazioni, la Sardegna odierna è il risultato di un passato intenso. Alla civiltà nuragica ha infatti fatto seguito l’arrivo di fenici, cartaginesi, romani, vandali, bizantini, pisani, genovesi, aragonesi, spagnoli, austriaci e piemontesi. Culture diverse per usi, costumi e religioni di cui il territorio ci restituisce varie testimonianze. Necropoli, nuraghi, domus de janas, tombe dei giganti, e poi chiese e palazzi nei vari stili architettonici, tra i quali spicca il romanico.
Sbarcati dal traghetto a Olbia, merita una visita l’ex cattedrale di San Simplicio, dedicata al patrono della città. Situata nel centro urbano, fu costruita in tre fasi, tra la fine dell'XI secolo e l’inizio del XII, con granito locale. Spostandoci verso Arzachena un altro sito suggestivo è il tempio in antis di Malchittu, con pianta rettangolare absidata.
Nell’entroterra gallurese troviamo anche la tomba dei giganti di Coddu Vecchiu, risultato della ristrutturazione di una allée couverte. L’antica sepoltura a galleria è lunga 10 metri e larga 4. A essa vennero poi aggiunti un corridoio di raccordo e l'esedra semicircolare, con al centro una stele centinata alta 4 metri, la più grande dell’isola.
Inoltrandosi verso il centro della Sardegna, a Oschiri, troviamo l’altare rupestre di Santo Stefano, che gli studiosi non sono ancora riusciti a datare con certezza. È una parete granitica, lunga 12 metri, che presenta varie incisioni geometriche. Senz’altro attribuibile all’età medievale è invece un altro splendido esempio di arte romanica: Sant’Antioco di Bisarcio a Ozieri. Edificata in posizione panoramica con conci di pietra vulcanica locale, fu cattedrale della diocesi fino al XVI secolo. Ancora più a Sud, Bonorva vanta una delle necropoli isolane meglio conservate, databile alla fase finale della Cultura di Ozieri. Il sito di Sant’Andrea Priu è costituito da una ventina di tombe scavate nella roccia.
Risalendo verso Nord, a Codrongianos, fa bella mostra di se la basilica della Santissima Trinità di Saccargia, il più bell’esempio di romanico-pisano in Sardegna. La chiesa presenta transetto triabsidato e facciata preceduta da un portico.
Le murature, comprese quelle del campanile e della sagrestia, sono in conci di calcare e pietra vulcanica. Sassari invece offre un interessante Museo archeologico nazionale. Inaugurato nel 1878, il museo ripercorre la storia isolana mettendola in relazione con i siti più importanti. Una delle sette sale è dedicata all’altare di Monte d’Accoddi. Questo complesso prenuragico è situato a pochi chilometri dal capoluogo, nella strada per Porto Torres. Risalente all’inizio del III millennio a.C., è un unicum nel suo genere nel Mediterraneo occidentale. È composto da una lunga rampa d'accesso e una terrazza tronco-piramidale, sulla sommità della quale vi era il cosiddetto ‘tempio rosso’.
Nel centro di Porto Torres spicca la chiesa romanica più grande della Sardegna: la basilica di San Gavino. La costruzione è divenuta meta devozionale in seguito al ritrovamento, nel XVII secolo, delle reliquie dei martiri Gavino, Proto e Gianuario, ora collocate nella cripta.
Ha la particolarità della doppia abside contrapposta: manca quindi la facciata e gli ingressi si aprono lungo i lati lunghi. Ancora sul mare, ma nella costa occidentale, ecco la necropoli dell’Anghelu Ruju, in territorio di Alghero. Con le sue 38 domus de janas scavate nell’arenaria, è la più grande area cimiteriale preistorica del Nord Sardegna. Pareti e pilastri delle camere sono decorate con protomi e corna taurine, scolpite o disegnate con l’ocra rossa. Ancora nella città catalana troviamo il nuraghe Palmavera. Il complesso, iniziato nel XV secolo a.C., è costituito da un corpo centrale con due torri, un antemurale e un villaggio di capanne.